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Il Caso Di Luca De Santis: L'Ordinanza Di Rimpatrio

Il caso di Luca De Santis a cui é stato vietato di far ritorno a Sora (Fr) per tre anni, dati i suoi precedenti penali per furto, ricettazione e truffa, che però non sono mai stati commessi.

Il caso: l’ordinanza di rimpatrio

Questa è la storia di un’ingiustizia conclamata, prima, e di una giustizia negata, poi.

E’ il caso di Luca De Santis di San Benedetto dei Marsi, 41 anni, destinatario di un provvedimento del questore di Frosinone datato 8 febbraio 2006, più precisamente di una ordinanza di rimpatrio con divieto di far ritorno a Sora (Fr), per un periodo di tre anni.

Emessa sulla base di precedenti penali per furto, ricettazione e truffa e, configurandolo come delinquente abituale, pericoloso per l’ordine pubblico.

Fin qui tutto normale, se non fosse che tale provvedimento, notificato all’interessato il 14 marzo 2008 era completamente infondato, al punto che la prima sezione del TAR del Lazio, all’udienza del 29 gennaio 2009 accoglieva il ricorso di De Santis proprio per il venir meno del più importante degli elementi su cui si fondava il provvedimento impugnato: l’assenza di precedenti penali.

In data 02.03.2010 e 21.04.2010, De Santis fa istanza al Ministero dell’Interno, Direzione Centrale della Polizia Criminale, per la cancellazione immediata di tutti quei dati erronei esistenti negli archivi di polizia.

Il Ministero dell’Interno in data 21.07.2010, riconoscendo l’erroneità dei dati iscritti a carico di De Santis, ha provveduto ad aggiornare la posizione dell’istante.

L’esito

Ad oggi, nessun risarcimento danni è stato riconosciuto a De Santis, ma nel frattempo i guai non sono finiti: a seguito del fermo e della perquisizione dei carabinieri di Sora, il 22/06/2006 De Santis è ricorso a cure mediche presso l’Ospedale di Sora (documento 118 e certificato medico).

Dopo il fermo dei carabinieri di Sora, il 29/06/2006 De Santis viene denunciato dagli stessi per aver danneggiato (con calci e pugni) l’autovettura di servizio (denuncia e condanna).

La questione è ancora sub iudice al Tribunale di Cassino.

In allegato alcune note di agenzia e articoli di quotidiani, che hanno riportato il caso in questione:

                                                                                Il Centro, 14 agosto 2012Il Centro 14.08.2012

Il Messaggero, 19 agosto 2012:

In casi come questi ci si può rivolgere all’AIVM – Associazione Italiana Vittime di Malagiustizia – che dal 2012 lotta al fianco di chiunque ne abbia bisogno e ritenga di aver ricevuto una sentenza ingiusta. L’associazione non ha scopo di lucro e chiunque si rivolga ad essa non deve nulla per il sostegno e l’assistenza ricevuti.

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