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Mobbing Sul Posto Di Lavoro Come Difendersi | aivm.it

Che cos’è il mobbing sul posto di lavoro? Cerchiamo di capirlo spiegando questa pratica che non è sempre chiara.

Che Cos’è?

Si parla di mobbing quando una o più persone, con atti denigratori e discriminatori, prendono di mira un soggetto più debole con l’intento di escluderlo dal gruppo sociale di appartenenza.

Il mobbing può verificarsi in diversi ambiti, ma accade più di frequente in quelli lavorativi, familiari e scolastici.

Mobbing Sul Posto Di Lavoro

Di particolare interesse è il mobbing che si verifica in ambito lavorativo, quando il responsabile o i colleghi con una serie di atti perseguitano un lavoratore al fine di spingerlo alle dimissioni.

Questi atti, se ripetuti per un lungo periodo, possono compromettere la dignità umana e lavorativa della vittima (art. 35 Cost.).

Tipologie Di Mobbing In Ambito Lavorativo

 Il mobbing sul posto di lavoro può essere di tre tipi:

  • verticale (detto anche bossing): quando il comportamento di esclusione è messo in pratica dal datore di lavoro o dal superiore nella scala gerarchica;
  • orizzontale: quando è realizzato dai colleghi di pari livello;
  • dal basso (o low mobbing): quando i comportamenti mirano a “rovinare” la credibilità personale e professionale di superiori o figure di spicco dell’azienda.

Mobbing Verticale

Il mobbing verticale (o bossing) consiste in una serie di comportamenti praticati dal datore di lavoro o dal diretto superiore gerarchico, consistenti per lo più nelle seguenti condotte:

  1. esclusione da incarichi di alto livello e da meeting aziendali;
  2. affidamento di mansioni di poco conto e di poca utilità senza spiegazioni in merito, nonostante le “brillanti” capacità;
  3. non condivisione di alcune informazioni che, al contrario, sono comunicate a tutti gli altri colleghi.

Tali comportamenti si fanno via via sempre più frequenti e si protraggono per un lungo periodo di tempo, tanto da creare un vero e proprio disagio psicologico nel lavoratore.

Il senso di disagio e frustrazione percepito dal lavoratore, che si trova in posizione di inferiorità rispetto al suo datore di lavoro o superiore diretto, deriva dal fatto che non può ribellarsi come magari potrebbe fare con i suoi colleghi di pari livello.

Mobbing Orizzontale

Si parla di mobbing orizzontale quando le condotte contro il lavoratore sono realizzate dai colleghi di pari livello.

In questi casi si tratta per lo più di comportamenti volti all’emarginazione del collega e che mirano a comprometterne la reputazione sia professionale, sia personale.

Spesso tali comportamenti sono motivati da ragioni futili, antipatie personali o da invidia per i successi professionali ottenuti dal collega.

Mobbing Dal Basso

Vi è poi il mobbing dal basso (o low mobbing), anche se si tratta di un’ipotesi meno frequente rispetto alle altre.

In questo caso, uno o più dipendenti mette in giro voci sul conto del superiore o su persone di spicco dell’azienda al fine di screditarne la reputazione professionale e/o personale e quindi minacciarne la carriera.

Di solito, sono posti in essere in caso di crisi aziendale, perché le vittime sono ritenute direttamente responsabili di queste situazioni.

Oppure, quando le vittime adottano comportamenti ritenuti scorretti da più lavoratori, o semplicemente per invidia verso i risultati da esse raggiunti.

La Tutela In Sede Civile

Chi si ritiene vittima di mobbing sul posto di lavoro, può chiedere il risarcimento dei danni subiti al giudice civile (artt. 2043 e 2087 c.c.).

In particolare, è possibile chiedere il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale.

Per danno patrimoniale si intende un danno di tipo economico derivante da licenziamento, mancato avanzamento di carriera o perdita di opportunità lavorative.

Inoltre, è possibile che il lavoratore abbia sostenuto delle spese mediche e farmaceutiche, o per visite specialistiche a causa dei danni psico-fisici causatigli dal mobbing.

Per danno non patrimoniale si intende, invece, la lesione psicofisica della salute, la sofferenza interiore causata dalle condotte persecutorie e il peggioramento delle condizioni di vita.

Spetta alla vittima provare i comportamenti persecutori e l’arco temporale in cui li ha subiti. Inoltre, dovrà anche dare prova che tali atti protratti nel tempo siano la causa diretta dei danni subiti.

Per altre nozioni, continuate a seguire il nostro glossario giuridico.

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