L’AIVM (Associazione Italiana Vittime di Malagiustizia) è stata fortemente voluta da Mario Caizzone dopo che ha provato a proprie spese cosa vuol dire finire da innocente nelle maglie della giustizia.
Alla base di questa querelle giudiziaria ventennale vi è malagiustizia, scarsa professionalità, disinteresse verso i diritti della difesa, ma anche collusione e arroganza del potere, esercitati con la certezza dell’impunità e dell’intoccabilità dei giudici.
Perché casi di malagiustizia di questo tipo siano sempre più rari e vengano denunciati e comunicati correttamente ai media, Mario ha deciso di fondare un’Associazione a tutela di quanti subiscono documentate ingiustizie e vessazioni nel nome di una legge che non è uguale per tutti.
Il primo compito è rompere il silenzio.
La storia di Mario Caizzone
Giunto a Milano nei primi anni ’80 con in tasca una laurea in Economia e Commercio, Mario Caizzone, si afferma come commercialista presso un grande studio associato.1993
Alcune società del Gruppo Imprenori, clienti dello studio, vengono sottoposte ad indagine dalla Guardia di Finanza: Caizzone rifiuta la soluzione “negoziata” a colpi di bustarelle prospettata dai finanzieri e, anzi, propone la denuncia. Il professionista insiste, incurante dell’atteggiamento “tiepido” dei colleghi che opterebbero per una transazione. La vicenda, giunta alla Commissione Fallimentare, da’ il via ad un iter processuale che vede una serie di accuse prive di base documentale verso Caizzone, le cui dichiarazioni non vengono considerate e spesso neppure verbalizzate: la denuncia contro la GdF viene archiviata dal PM Jelo, mentre si procede contro Caizzone per calunnia e, allo stesso, viene chiesto conto di ruoli mai ricoperti all’interno delle singole società sotto indagine. In alcuni casi sarebbe sufficiente una visura camerale, ma l’iter legale si snoda lentamente e Caizzone trascorre anni per smontare ad una ad una presunte responsabilità, errori di trascrizione, accuse inesistenti.2010
Assolto dall’accusa per calunnia e per responsabilità mai avute, nel dicembre 2010, nonostante l’avvenuta prescrizione di tutti i reati, chiede di essere giudicato nel merito, rinunciando alla prescrizione.2011
L’udienza, fissata per il 18 marzo 2011, conferma la condanna di primo grado, respingendo le richieste di Caizzone di acquisire gli atti che dimostrerebbero che all’epoca dei fatti non ricopriva le cariche che gli vengono attribuite.2012
Ora siamo all’ennesimo ricorso, come in un copione che si ripete e che appare sempre più come una guerra di logoramento.28 marzo 2014
Ho dovuto aspettare 21 anni per riavere il certificato penale immacolato (certificato casellario giudiziario), ma il mistero è rimasto.Quando mi daranno ragione, i responsabili saranno morti, in pensione o tutti all’esteroè stata l’amara riflessione di Caizzone: infatti, mentre lui conduceva una lunga e costosa battaglia legale per ristabilire la propria credibilità personale e professionale, i suoi soci patteggiavano e le società sotto indagine senza alcun clamore e nessuna indagine finanziaria indirizzavano 50 milioni di euro ad Antigua, mettendo le basi di un’attività immobiliare.