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La Legge Non è Uguale Per Tutti: L'Ilva Docet

L’emergenza diventa normalità, l’eccezionale si fa regola, l’inderogabilità lascia spazio alla compatibilità, il divieto non si viola ma si circumnaviga.

Da Sette, Corriere della Sera del 24 giugno 2016. Articolo di Luigi Ferrarella.

“Dopo le avvisaglie (dal 2008) nelle norme sull’emergenza-rifiuti in Campania e sui reati vigenti addirittura solo in una porzione di territorio, la saga di Taranto è la certificazione che sta cambiando la stella cometa: l’emergenza diventa normalità, l’eccezionale si fa regola, l’inderogabilità lascia spazio alla compatibilità, il divieto non si viola ma si circumnaviga. “

La legge non é uguale per tutti: l’Ilva docet

Da sempre “la legge è uguale per tutti” era magari programma ambizioso e talvolta frustrato, ma da sempre era comunque un bel credere che in teoria così fosse, e che in concreto a quell’obiettivo si dovesse tendere. Invece ormai si moltiplicano le situazioni nelle quali viene esplicitamente teorizzato, e singolarmente digerito senza troppi mal di pancia, che l’urgenza di salvare posti di lavoro, le esigenze dei cicli produttivi o le priorità della politica industriale nazionale ben possono giustificare aree di liceità condizionata dall’utilità economica (come le riassume il professore Francesco Forzati all’Università Federico II di Napoli): uno spaccato di quel “diritto penale differenziato” che già più di dieci anni fa il giurista Massimo Donini coglieva. Iniziare cioè a invertire il principio in base al quale gli scopi politico-criminali sono subordinati all’impiego di mezzi giuridicamente prestabiliti, e a trasformarlo nel principio per cui invece i fini politici e gli scopi politico-criminali soppiantano i mezzi giuridicamente attivabili.

L’ultimo evidente caso è l’immunità penale e amministrativa assicurata ai futuri compratori dell’Ilva di Taranto dal recente decreto legge (addirittura il decimo) sulla più grande acciaieria d’Europa. Nel 2012 i primi decreti legge (gratificati in seguito dal via libera della Corte Costituzionale) erano intervenuti per neutralizzare gli effetti dei sequestri ordinati dalla magistratura tarantina, far ripartire gli impianti e rimettere l’azienda nella disponibilità dei prodotti sequestrati. Poi, con il proclamato scopo di assicurare i posti di lavoro, altri decreti avevano fra l’altro concesso 3 anni supplementari di produzione sottratta di fatto alle incertezze della giurisdizione penale. Infine il 5 gennaio 2015 ancora un decreto aveva previsto che le condotte poste in essere in attuazione del Piano ambientale 2014 non potessero dare luogo a «responsabilità penale o amministrativa del commissario straordinario e dei soggetti da questo funzionalmente delegati, in quanto costituiscono adempimento delle migliori regole preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro».

Sembrava già una enormità. Ma adesso il decreto legge Calenda-Galletti, dispone che nel testo del 2015, dopo l’espressione «del commissario straordinario», siano aggiunte una virgola e le parole «dell’affittuario o acquirente»; e che l’espressione «da questo funzionalmente delegati» sia sostituita con le parole «da questi funzionalmente delegati». Il risultato, quindi, è che non più soltanto il commissario straordinario Ilva e i suoi delegati (come nel 2015), ma anche i futuri acquirenti dell’acciaieria e i loro delegati godranno per legge di immunità penale e amministrativa per le loro futuribili azioni e/o omissioni, che evidentemente il governo (nel decreto) e il legislatore (nella legge di conversione) già assumono — per definizione e in anticipo — saranno ortodossa traduzione delle «migliori regole preventive in materia ambientale, di tutela della salute e dell’incolumità pubblica e di sicurezza sul lavoro».
REGOLE À LA CARTE

Dopo le avvisaglie (dal 2008) nelle norme sull’emergenza-rifiuti in Campania e sui reati vigenti addirittura solo in una porzione di territorio, la saga di Taranto è la certificazione che sta cambiando la stella cometa: l’emergenza diventa normalità, l’eccezionale si fa regola, l’inderogabilità lascia spazio alla compatibilità, il divieto non si viola ma si circumnaviga. E se la tutela dei diritti fondamentali non procede sui medesimi binari dell’interesse economico, è la tutela dei diritti a finire per indietreggiare ed essere derubricata in semplice auspicio. Più dei diritti contano i rapporti di forza, quasi a voler a tutti i costi far tornare in mente “l’illegalismo dei diritti”: quello che Foucault, in Sorvegliare e punire, distingueva appunto “dall’illegalismo dei beni” più accessibile alle classi popolari.

Luigi Ferrarella

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