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Orlando: «Il Csm Nomini I Capi In Base All’Efficienza»

Orlando: «Il contrasto alla criminalità organizzata non si fa solo con repressione e introduzione di nuovi reati, ma con le capacità organizzative»

ROMA- Mentre a Roma il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri discutono di «videoregistrazioni ad alta definizione» per evitare di rifare da capo i processi nei quali, strada facendo, cambia uno dei giudici del collegio, a Napoli il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e altri componenti del Consiglio verificano che nelle aule di udienza mancano sia gli impianti di registrazione che quelli per le videoconferenze. Dal capoluogo partenopeo viene rilanciato l’allarme per la carenza di risorse, che blocca l’esecuzione di ben 50mila sentenze; Orlando fa sapere che metterà al lavoro i suoi ispettori per accertare le cause, ma a sua volta rilancia la teoria secondo cui l’inefficienza non è figlia soltanto della carenza di risorse ma soprattutto della mancanza di buoni capi degli uffici, capaci di gestire le risorse esistenti.

«Il contrasto alla criminalità organizzata non si fa solo con la repressione e l’introduzione di nuovi reati, ma con le capacità organizzative – dice durante un convegno organizzato da Unitelma a Roma sulla riforma del sistema penale e le proposte della Commissione Gratteri -. È fondamentale come funziona il processo, come funzionano le carceri, le cancellerie, gli uffici giudiziari. E qui c’è il tema di chi guida gli uffici giudiziari e di come il Csm fa le nomine. Una questione che non può più essere sottaciuta. Nomine e capacità organizzative vanno legate in modo più stringente che in passato, valorizzando il curriculum».

Orlando dice che il Csm deve valorizzare chi sa produrre efficienza e innovazione di carattere organizzativo e cita -come «punto di non ritorno per il funzionamento della giurisdizione» raggiunto in questi ultimi due anni – «le analisi delle performance dei Tribunali: il ministero per la prima volta non ha detto quanto dura un processo in media o quanto arretrato c’è, ma ha detto quali erano le performance in ogni singolo Tribunale», scoprendo che non sempre coincidono con piante organiche al completo di personale. «Mi auguro che questa banca dati non sia utilizzata solo dai giornalisti ma soprattutto dal Csm per valutare come il capo di un ufficio ha lavorato in precedenza, quali siano le sue attitudini organizzative e i risultati che ha portato a casa»

Al Convegno, coordinato dal consigliere giuridico del Quirinale Ernesto Lupo, ha partecipato anche il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo («Un provocatore intelligente», lo ha definito Gratteri) che stavolta ha puntato il dito contro la «poca serietà» del processo penale italiano, a differenza del «resto del mondo occidentale». «In Italia le aule di giustizia sono come suk arabi – ha detto – mentre negli Stati Uniti le udienze sono celebrate in religioso silenzio. Altrove il processo è una cosa seria, tant’è che il 90% degli imputati si dichiara colpevole e sceglie i riti alternativi, mentre in Italia c’è sempre la speranza di non scontare la pena».

Si è parlato, ovviamente, di prescrizione e il ministro ha ribadito che «il punto d’intesa tra Pd e Ncd (che lavorò alla ex Cirielli) non è facile anche se il confronto in atto è un riconoscimento implicito che è importante modificare l’istituto». Orlando ha anche annunciato che, per contrastare ancora di più la lotta ai reati ambientali e alle frodi alimentari, «è già pronto un ddl» che, fra l’altro, estende la pena a frodi «massive» di obiettiva e rilevante gravità, messe a punto in contesti organizzati che fanno leva sulla complessità delle filiere e sulla disintermediazione delle fasi di produzione in aree geografiche anche molto distanti. Scettico (per non dire contrario), invece, sulla proposta di Gratteri di estendere il più possibile l’uso delle videoconferenze nel processo, non solo per la partecipazione a distanza di ogni imputato ma anche per consentire agli avvocati di partecipare all’udienza dal proprio studio, nonché di prevedere delle videoregistrazioni ad alta definizione (che consentano di cogliere anche piccole smorfie o rossori dei testimoni) per evitare che, se strada facendo cambia il collegio, il processo debba ricominciare da capo.

Quanto all’Agenzia dei beni confiscati, Gratteri ricorda che le sue proposte prevedono che abbia sede presso la presidenza del Consiglio (per interfacciarsi con tutti i ministeri) e che sia presieduta da un manager, non da un prefetto. Idea entrata «in un provvedimento approvato dalla Camera» ha ricordato Orlando, escludendo che l’Agenzia possa essere sotto il ministero dell’Interno.

Fonte: Dal Sole 24 ore, Donatella Stasio

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