0 Condivisioni

Orlando: Daremo Mezzi E Risorse Per Processi Più Rapidi, Entro Luglio La Prescrizione

Processi più rapidi e nuova legge sulla prescrizione entro Luglio.Dalla Repubblica del 26 Aprile 2016.

Nuova guerra giudici e politica? “Assolutamente no, anche perché pregiudicherebbe i passi avanti che abbiamo compiuto finora”.  Davigo? “Un magistrato capace che spero sappia guidare l’Anm in una fase non semplice di cambiamento della magistratura”. Il Guardasigilli Andrea Orlando cerca di spegnere i fuochi della polemica e promette “per l’estate la nuova legge sulla prescrizione”. Sulle intercettazioni garantisce che “saranno rafforzate quelle per i reati contro la pubblica amministrazione” e che “non saranno limitate come strumento di indagine”. Vanta i passi in avanti nella giustizia civile e sulla corruzione cita l’Onu: “Dicono che la nostra legge è buona”.

Lei era a Washington nello scorso week end, ma qui in Italia è esplosa l’ennesima guerra sulla giustizia. Pensa sia utile litigare sempre sulle stesse cose?
“Un’intervista non fa una guerra e sappiamo che parlare male dei politici in un momento di crisi democratica è una tentazione facile in tutt’Europa e che può provocare consenso, non so se utile a individuare soluzioni. Noi vogliamo parlare di come rendere la giustizia più efficiente, la guerra non la vogliamo e faremo di tutto per evitarla ricercando il confronto. Attenderei comunque di vedere qual è l’effettiva posizione dell’Anm e cercherei di capire se ci sono le condizioni per proseguire un confronto che fino a qui è stato positivo, ha portato risultati importanti per il Paese, non per questo o quell’esecutivo, o per questa o quella giunta dell’Anm. Mi è parso che la discussione che ne è seguita mostri una pluralità di posizioni articolate, per cui alla fine conviene a tutti tornare al merito e stare al merito. Come invita a fareil direttore di Repubblica Calabresi e come da ultimo si è impegnato a fare Davigo”.

Il merito. È fatto di rimproveri reciproci sulle cose non fatte. Renzi chiede “sentenze rapide”, i magistrati lamentano che non hanno i mezzi e la prescrizione uccide i processi. Chi ha ragione?
“Si può essere tutti d’accordo su tre cose messe in fila. Che vanno cercati più mezzi come stiamo facendo, che vanno introdotti nuovi meccanismi processuali per rendere più rapido il processo e modificare il meccanismo della prescrizione, e che tra i diversi uffici ci sono performance diverse, a parità di leggi e risorse. Indicare cosa non funziona nei diversi uffici non significa negare gli altri tipi di intervento. Sennò non ci sarebbero percentuali così diverse sulla prescrizione, con uffici che ne hanno una prossima allo zero e realtà dove i numeri sono molto più alti”.

È rimasta negativamente famosa tra le toghe la battuta di Renzi sui “giudici fannulloni”. Anche lei quindi dice che ci sono toghe più lente?
“Questa discussione può funzionare meglio se stiamo ai numeri. I magistrati italiani, in media, lavorano più dei colleghi europei, ma spesso gli uffici sono organizzati in modo molto diverso. Queste differenze pesano tanto sulle performance del civile, quanto sul penale. Io rivendico il merito di aver costruito la banca dati che consente di misurare le differenze, e quindi di intervenire”.

Negli Usa le hanno fatto i complimenti perché l’Italia ha scalato 49 posizioni nella classifica di Doing Business. Ma un processo civile che dura 8 anni non è economicamente inaccettabile?
“Penso sia abbastanza improbabile che un Paese con processi che duravano quasi 9 anni improvvisamente, nell’arco di un anno o due, abbia i più rapidi d’Europa. Ma se stiamo ai numeri scopriamo che, se proseguirà il trend di miglioramento che si è manifestato tra il 2013 e il 2014, cioè gli ultimi dati consolidati, nell’arco di 4-5 anni potremmo avere processi con tempi in linea con l’Europa e questo è dovuto all’importante lavoro di deflazione che ci ha portato da 6 milioni di cause pendenti a 4,2 e all’informatizzazione dei tre gradi di giudizio, che siamo gli unici ad aver fatto nella Ue”.

Perché l’impegno messo nel civile non c’è nel penale? Come spiega che la prescrizione, un testo varato a palazzo Chigi il 29 agosto 2014, non sia ancora legge?
“Non è così. Questo è stato uno dei temi che più ha diviso la maggioranza, il Parlamento e l’opinione pubblica. I risultati nel civile ci sono stati perché la materia era ed è meno divisiva e perché si è potuto intervenire sotto il profilo organizzativo senza nuove norme, tant’è vero che la riforma organica del processo civile è in coda dietro a quella del processo penale che il Senato discute in questi giorni. Ma alcuni interventi di deflazione del processo penale sono stati realizzati”.

Sulla prescrizione le toghe vorrebbero uno stop definitivo dopo il rinvio a giudizio. La proposta del governo (blocco dopo il primo grado e 3 anni in più tra Appello e Cassazione) è troppo per Ncd. Come se ne esce?
“Tenendo come riferimento ciò che è uscito dal Consiglio dei ministri e verificando quali possano essere le modifiche introdotte dal Parlamento sulle quali c’è il necessario consenso”.

Perché non avete tenuto conto delle proposte di Gratteri?
“Su ecoreati, processo penale e beni confiscati il lavoro di Gratteri è stato tenuto in considerazione ed utilizzato”.

L’orologio dei tempi parlamentari segna quasi 602 giorni. Lei può fare una previsione di quando si chiuderà?
“Sulla prescrizione credo sia ragionevole pensare di chiudere entro l’estate. Capisco la diffidenza, ma è la stessa che faceva scommettere molti sul fatto che falso in bilancio, autoriciclaggio, estensione della responsabilità all’incaricato di pubblico servizio, sconti di pena per l’imputato che collabora, ecoreati, sarebbero tutti andati a finire in un nulla di fatto”.

La corruzione. Tema del tutto divisivo. Dice Davigo, i politici inquisiti non si vergognano, ribatte Renzi “faccia i nomi”.
“Per il lavoro che abbiamo da fare – noi vogliamo sconfiggere la corruzione tanto quanto Davigo – non mi avventurerei in complesse ricostruzioni storico sociologiche. Cercherei di capire se i meccanismi di prevenzione e di repressione funzionano. L’Onu ha certificato che la nostra legge anticorruzione attua le convenzioni internazionali. Ci sono altre cose da fare? Discutiamone, purché le idee e le priorità non cambino ogni sei mesi, altrimenti sarà difficile fare un’analisi obiettiva dell’efficacia degli strumenti e la discussione rischia di spostarsi più su quello che si presume che manchi che su quello che dobbiamo fare per far funzionare bene ciò che già c’è”.

Intercettazioni. Il premier lamenta una “barbarie giustizialista”. Per le toghe gli ascolti sono fondamentali per le inchieste. La sua delega ostacolerà le inchieste e renderà impossibile pubblicare gli ascolti?
“La delega rafforza la possibilità di ascolti per i reati contro la pubblica amministrazione e non li limita come strumento di indagine in nessun ambito. Si pone gli stessi obiettivi di diverse e importanti procure che hanno disciplinato l’utilizzo di quelle penalmente non rilevanti. Si tratta di procure che non credo abbiano fatto sconti a nessuno sul fronte della corruzione”.

0 Condivisioni
Share
Share
Tweet
WhatsApp