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Costretti ad Aspettare Quasi 12 Anni per Vedere Fatta Giustizia | AIVM

Parla il legale dei Tommasoli. La difesa di Corsi: sentenza viziata, così va in cella un innocente. Dopo 12 anni si conclude così la vicenda giudiziaria trattata nella nostra rassegna stampa odierna.


Laura Tedesco, Corriere del Veneto; 17 Ottobre 2019.

VERONA – Quasi 12 anni tra indagini, processi fatti e ripetuti, sentenze pronunciate ma poi annullate, udienze rinviate, colpi di scena improvvisi e spiazzanti.

«Un’attesa, un’agonia lunga, troppo lunga prima di vedere fatta giustizia per loro figlio Nicola», il designer di Negrar rimasto vittima a soli 29 anni – era il primo maggio del 2008 – dell’aggressione mortale in Corticella Leoni a causa di una sigaretta negata.

All’indomani dal rigetto, 48 ore fa in Cassazione, dei ricorsi presentati dagli ultimi due imputati, il caso Tommasoli si può dire finalmente chiuso.

Caso Chiuso, Dolore Vivo

Ma nessuno plaude alla sospirata conclusione di una «trafila giudiziaria interminabile», scandita da ben tre processi d’appello e altrettante impugnazioni davanti alla Suprema Corte.

Due sera fa, gli Ermellini hanno respinto le impugnazioni di Guglielmo Corsi e Andrea Vesentini, rendendo di fatto definitive e non più appellabili le condanne per omicidio preterintenzionale stabilite a loro carico a ottobre del 2017 nel processo d’appello ter a Venezia.

Una decisione, quella appena assunta in Cassazione, che di fatto li vedrà entrambi costretti a tornare in carcere per scontare un residuo di pena che, tenendo conto del tempo già trascorso in cella e ai domiciliari, si attesta all’incirca sui 4 anni.

Per lo stesso reato, sta tuttora scontando la condanna a 7 anni e 5 mesi a Montorio il terzo imputato Raffaele Dalle Donne, mentre risultano definitive e già scontate le condanne a 11 anni e un mese inflitte a Federico Perini e Nicolò Veneri.

Restavano da definire solo le posizioni di Corsi (difeso dal legale Stefano Grolla) e Vesentini (avvocati Emanuele Fragasso e Cristiana Ciurli): martedì, giorno dell’attesissimo verdetto dei magistrati di legittimità, a Roma i signori Luca e Maria Tommasoli non c’erano.

Genitori Silenziosi

In passato avevano partecipato a tutte le udienze e i gradi di giudizio, stavolta avevano preferito attendere la notizia a Verona.

«La loro reazione al telefono? Nulla potrà mai restituire loro Nicola. Ora che l’agonia giudiziaria si è finalmente conclusa, devono metabolizzare la notizia. Visti i precedenti, non si erano fatti illusioni o creati aspettative. Erano pronti a tutto, le lungaggini infinite di questi processi le hanno subìte anche loro» sospira l’avvocato di parte civile Giorgio Alvino, che dal 2008 li assiste con il collega Franco Rossi Galante.

Un dolore e una pazienza, quelli dei Tommasoli, sempre silenziosi e composti, mai sopra le righe. E con la stessa pacatezza, adesso, hanno accolto l’ultimo atto andato in scena in Cassazione.

Un esito, quello di 48 ore fa, che viene invece bollato alla stregua di «viziato e ingiusto» dall’avvocato Grolla. «In virtù di questa decisione – attacca a chiare lettere – Guglielmo Corsi farà ritorno dietro le sbarre pur essendo innocente. Per questa ragione attendiamo di leggere tra 45 giorni la motivazione della Suprema Corte, dopodiché ci riserviamo di portare il caso davanti alla Corte di giustizia europea. Un simile esito processuale è sconvolgente, non dimentichiamo -evidenzia Grolla – che per Corsi lo stesso procuratore generale, ovvero il rappresentante dell’accusa, aveva chiesto l’assoluzione al terzo processo d’appello».

Le Condanne

Invece, con un verdetto che spiazzò tutti, Corsi e Vesentini vennero condannati a quei 6 anni e 8 mesi divenuti adesso definitivi in Cassazione.

«Siamo sconvolti come i nostri assistiti e i loro famigliari che dopo quasi 12 anni vedono concludersi questa vicenda con una chiara ingiustizia. Come si fa a condannare Corsi che non ha colpito la vittima né ha partecipato all’aggressione? Non va dimenticato inoltre che in appello c’era stata una sentenza di condanna viziata da un evidente vizio logico-giuridico. Anche per questo, siamo pronti a faremo ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Una simile e palese ingiustizia non può restare impunita né venire taciuta».

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