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Giustizia Civile: 1 Su 2 La Boccia

Secondo l’Istat il 52% degli italiani è insoddisfatto dei processi. Le cause? Lentezza e costi.

Articolo di Giulio Isola da Avvenire del 27 settembre 2016

Lenta ingarbugliata, inefficace. Se servivano dei dati, a sancire la bocciatura della giustizia civile nostrana, ecco che a metterli nero su bianco ha pensato l’Istat. Risultato? ll 52% dei cittadini che hanno avuto una esperienza diretta con giudici e tribunali dichiara d’essere poco o per niente soddisfatto. Una delusione che – comprensibilmente – diventa “profonda” (67%) per chi aspetta da almeno cinque anni la pronuncia del giudice, come pure da parte di chi ha sostenuto costi elevati assolutamente non previsti (70%). E poi, certo, per coloro che considerano l’esito del procedimento del tutto sfavorevole (ben l’84% del campione preso in esame dall’Istat).

Ma c’è di più, visto che la scarsa fiducia nella giustizia civile sempre più spesso porta i cittadini addirittura ad evitarla: negli ultimi tre anni, secondo la fotografia dell’Istat, ben 1 milione 555mila persone hanno deciso di rinunciare ad avviare una causa civile per il timore di sostenere costi troppo elevati rispetto al vantaggio conseguibile (30,8%), per l’incertezza dei tempi di svolgimento (25,6%) o dell’esito favorevole (15,5%). Senza contare la scarsa informazione circa le possibilità garantite dalle risoluzioni extra-giudiziali (che sulla carta più spedite e meno complicate dovrebbero essere): solo il 41,9% conosce l’arbitrato e il 43,9% il significato di mediazione civile. Così, nel corso della vita, la quota di cittadini che ha utilizzato tali strumenti è soltanto di circa il 3,6%. E la quota più alta di rinunciatari si osserva nella fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni (24,4%). Quando vengono celebrarti, in ogni caso, i contenziosi civili sono più frequenti nel Nord-est (12,9%) che, per esempio, nel Meridione e nelle Isole (9,2% e 8,6%). E più nei comuni centro di area metropolitana rispetto ai piccoli centri fino a 2mila abitanti (12,3% contro 9,6%). Protagoniste soprattutto le questioni familiari: coprono il 40,5% delle cause. Seguono lavoro (16,5%), incidenti stradali e contravvenzioni per violazione al codice della strada (14,4%), contrasti condominiali e di vicinato (9,4%), problemi con le assicurazioni e le banche (7,9%). Il 23,8% degli intervistati dichiara che la controversia si è conclusa nello stesso anno del suo avvio, il 19,1% nell’anno successivo all’avvio, ben il 40,0% in un periodo compreso tra 2 e 5 anni e il 17,2% nei cinque anni successivi l’anno di inizio. Ciò conferma che «la lentezza rappresenta una delle principali criticità del sistema italiano della giustizia», riporta il report dell’Istat. Anche qui la geografia fa la sua parte: il Nord-ovest presenta la quota più elevata di persone coinvolte in cause che si sono concluse nello stesso anno di avvio del contenzioso o al più nell’anno successivo (50,6%) mentre nel Mezzogiorno e nelle Isole si scende al 30,0% circa, un valore decisamente al di sotto del dato medio nazionale (42,9%). I motivi di tanta lentezza? Eccessiva litigiosità, scarsa dotazione di risorse e personale negli uffici giudiziari, complessità dei processi, duplicazione e intreccio di fasi e, non ultime, pratiche dilatorie messe in atto dalle parti e dai legali rappresentanti.

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