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Giustizia, Orlando Ha Fretta Ma Al Senato Il Ddl Arranca

Riforma della giustizia: il ministro Orlando conferma che il testo giunto in Parlamento proviene da una commissione in maggioranza composta da magistrati.

Articolo di B.L. tratto da Il Messaggero del 1 ottobre 2016

«Vedremo, ancora non lo sappiamo». Così il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha replicato a chi gli chiedeva se il governo potesse mettere la fiducia sul disegno di legge di riforma del processo penale. A chi gli chiedeva, invece, se fosse preoccupato per l’iter parlamentare della riforma, Orlando si è limitato a sottolineare che «quando un provvedimento così importante, di questa portata, arriva in un Senato che ha delle criticità politiche note dall’inizio della legislatura, se uno non è preoccupato è incosciente e io non credo di esserlo». Secondo il Guardasigilli, sulla riforma del processo penale «la magistratura ha riserve su alcuni punti di cui abbiamo tenuto conto: voglio ricordare che il testo che abbiamo portato in Parla-mento è in larga parte frutto di una commissione nella quale la maggioranza era composta da magistrati ed è stata sottoposta, al tempo, al vaglio dell’Anm che diede un parere orientativamente positivo». Orlando ha poi aggiunto: «Che una riforma della giustizia possa essere al 100% condivisa da avvocati e magistrati è statisticamente molto complesso». A giudizio del ministro si potrebbero comunque adottare soluzioni per cercare di ottenere un clima più sereno. Al riguardo, ha sottolineato: «Ho proposto una cosa che toglierebbe molta tensione alla discussione, ossia di avvicinare i turni elettorali dei magistrati. I magistrati votano praticamente una volta ogni sei mesi, se facessero tutto in una volta, probabilmente si eviterebbe un clima da campagna elettorale permanente consentendo a tutti di esprimere dei pareri più pacati». Su questo tema, nel suo intervento davanti all’Assise degli avvocati delle camere penali riunita a Bologna, Orlando aveva detto: «Mi preoccupa soprattutto il fatto che, in questa fase, una campagna elettorale permanente che si consuma all’interno della magistratura rischia di far dire delle cose di cui, poi, gli stessi protagonisti non sono del tutto convinti». La fretta del Guardasigilli non si sposa con la cautela scelta da Matteo Renzi in vista del referendum del 4 dicembre. Il premier mercoledì scorso ha scartato l’ipotesi di mettere la fiducia al testo della riforma, per non urtare la suscettibilità delle toghe. Questa cautela rischia però di essere letale per la riforma: alla ripresa dei lavori, la settimana prossima in Senato, rischia di finire su un binario morto.

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