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Corrado Di Giovanni si è ritrovato in carcere nel marzo del 2012, accusato ingiustamente di rapina, a capo di una banda di efferati criminali.


Da rappresentante di vernici a temibile criminale tenuto sotto sorveglianza. Scopriamo di più sulla vicenda di Corrado Di Giovanni e sulla sua scarcerazione.

Ci vorranno 14 mesi prima della sua assoluzione, in quanto innocente. Il risarcimento invece gli è stato negato.

Le Indagini

Corrado era stato accusato di essere a capo di una banda di rapinatori, che poche settimane prima aveva colpito l’industriale Graziano Zucchetti, nonché suo migliore amico.

La rapina fu violenta: Graziano riesce a salvarsi solo per un malfunzionamento della pistola in mano ai malviventi. Denunciato il fatto, le indagini portano a due italiani, e uno è proprio Corrado, il migliore amico della vittima della rapina.

Graziano, quando viene a sapere del coinvolgimento dell’amico, non può che considerarsi incredulo. A questo proposito ha affermato:

Agghiacciante. Una persona che consideravamo di famiglia.

La presunta colpevolezza di Corrado acquista concretezza poiché solo una persona vicina a Graziano poteva conoscere particolari fondamentali per mettere a segno il colpo, come la posizione della cassaforte.

Inoltre, in un incontro con gli investigatori il rappresentante di vernici conferma di conoscere, ignaro di ciò che stava accadendo, una serie di nomi che corrispondevano a clienti di Zucchetti che erano stati rapinati.

Questo contribuì all’arresto di Corrado, che nel marzo del 2012 si ritrova accusato ingiustamente di rapina ed incarcerato. Inizia così il suo incubo in cella.

Il Carcere

Una volta portato in carcere, ancora inconsapevole del motivo, ha aspettato in stato di fermo. La sua convinzione era che l’equivoco si sarebbe risolto nel giro di poche ore, che presto sarebbe tornato a casa.

Gli agenti mi rassicurarono: stasera tornerà a casa.

La verità che scoprì dall’avvocato di ufficio era che le accuse a suo carico erano pesanti: associazione per delinquere e procura di informazioni sugli obiettivi da attingere.

Agli altri detenuti affermava di essere innocente, mentre loro ridevano rispondendo: dicono tutti così.

I mesi in cella furono molto difficili: Corrado cercava di distrarsi dedicandosi alla pulizia della sua cella, alla cucina, alla lettura. Il pensiero andava costantemente alla sua famiglia: riuscì a incontrare il figlio solo 1 mese dopo l’incarcerazione grazie a un permesso speciale. Ribadiva la sua innocenza, piangendo.

Ero distrutto così come distrutta era la mia famiglia. Grazie a Dio mai, nemmeno per un momento, ha pensato che fossi colpevole.

L’Assoluzione

Ad aggravare la posizione di Corrado era il suo rapporto con le vittime. L’amico Graziano non ha dubbi sul suo coinvolgimento, in quanto la rapina era stata commessa con estrema precisione e conoscenza dei dettagli della sua abitazione.

Nonostante le testimonianze dei rapitori, che affermarono più volte di non aver mai visto né parlato con Corrado, la sua posizione non migliora. Ed intanto i mesi in carcere passano.

Il 28 maggio 2013 arriva la sentenza di primo grado:

La camera di consiglio durò due ore. In attesa della sentenza girovagai per Venezia. I legali mi prepararono all’ipotesi di un verdetto sfavorevole. Paradossalmente li confortavo io, ripetendo: sono innocente! La lettura del dispositivo fu lunga, poi l’assoluzione. Gli avvocati mi abbracciarono, ma sapevo che sarebbe finita così.

L’assoluzione è stata poi appellata dall’accusa: ma i giudici ribadirono la sua innocenza, per la seconda volta.

La famiglia mi ha riaccolto, penso soprattutto a mio figlio, Matteo. Ora rivoglio la mia dignità.

Solo dopo l’assoluzione Zucchetto si esporrà a favore dell’amico, affermando che in realtà Corrado era stato nella sua abitazione un paio di volte in tutto e non molte volte come indicato dagli investigatori nel fascicolo d’accusa.

Il Mancato Risarcimento

Dopo l’assoluzione, Corrado può finalmente ricominciare a vivere. Tuttavia, l’ingiusta carcerazione ha lasciato dei segni indelebili che si porterà dietro per il resto della sua vita, come afferma al Messaggero Veneto:

Intanto ho perso il lavoro. Licenziato anche mio figlio, che adesso lavora saltuariamente. Sono stato cercato da un imprenditore lombardo, che conosce la mia storia: speriamo di ricominciare. Prima ero il personaggio, decine di amici mi cercavano: ad alcuni indicai posti di lavoro, visto che avevo molti contatti. Adesso gli amici li conto sulle dita di una mano.

Nel momento del bisogno, spesso la persone non si fanno trovare disponibili: il rappresentante si era rivolto anche al Comune, per ricevere aiuto, ma ha trovato tutte le porte chiuse.

Oltre la lunghezza dell’iter giudiziario, che gli fece passare 14 mesi in cella accusato ingiustamente di rapina, Corrado si deve scontrare con un altro paradosso della giustizia.

Il risarcimento chiesto dall’avvocato di 516 mila euro (250 euro per ogni giorno di ingiusta detenzione) non è stato accolto dallo Stato. Ora Di Giovanni ha presentato ricorso a Roma per ottenere quello che gli spetta di diritto, e che riuscirebbe solo in parte a cancellare questa tragica vicenda della sua vita.

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