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Amministratori di sostegno sottraggono 40.000 € a un'anziana | aivm.it

Cosa succede quando chi ci dovrebbe assistere agisce per i propri interessi?

Può capitare che in età avanzata non si sia più in grado di vivere in maniera autonoma. È necessario dunque trovare qualcuno che offra assistenza, che si prenda cura dell’anziano o del malato, e che provveda ai suoi interessi.

In Italia esiste la figura dell’amministratore di sostegno, che fornisce assistenza a disabili e anziani nelle mansioni quotidiane e amministrative.

L’amministratore di sostegno deve agire nell’interesse e nel bene del soggetto impossibilitato.

La storia che vi raccontiamo tratta di una pessima amministrazione e di una odissea durata oltre dieci anni.

(Nomi e località sono stati modificati/cancellati per ragioni di privacy)

Nel 2014 AIVM è stata contattata dal nipote di un’anziana signora, sottoposta ad amministrazione di sostegno dal 2004 a causa del morbo di Alzheimer, che non le consentiva più di vivere in modo autonomo. Il nipote della donna lamenta la pessima gestione dei beni e degli interessi della zia, da parte degli amministratori e parenti.

A causa di tensioni interne al nucleo familiare, si opta per la nomina di un amministratore esterno alla famiglia.

La donna nel 2005 viene trasferita dalla sua abitazione in una casa di cura. In un secondo momento, dopo le segnalazioni del nipote, vengono svolti dei controlli da parte dell’AUSL e dei NAS, in ordine a questioni igienico-sanitarie e riguardo l’adeguatezza professionale e numerica del personale assistente. Vengono effettivamente rilevate delle irregolarità nella struttura, ma le indagini vengono archiviate.

Nel 2008 la donna viene trasferita in un Residence, in quanto la struttura precedente non è più in grado di offrirle le cure adeguate.

Durante questo periodo, l’operato dell’amministratrice inizia a risultare fonte di sospetto: viene assunta nel 2005 una badante, regolarizzata soltanto un anno più tardi, nel 2006.

Nell’agosto 2010 l’amministratrice, non autorizzata dal Giudice Tutelare, stipula una polizza assicurativa sulla vita dell’amministrata indicando sé stessa come beneficiaria, perché?

Risulta, inoltre, inadempiente nei suoi doveri ordinari di predisposizione e deposito dei rendiconti, specchio della situazione dell’amministrata. Dopo diverse segnalazioni del nipote della donna e su conseguente sollecito del Giudice Tutelare, l’amministratrice deposita i rendiconti non completi. A seguito  di tali mancanze, nel maggio 2011, l’amministratrice viene sostituita dopo ben sette anni di gestione ambigua e opaca.

Il nuovo amministratore di sostegno per quasi un anno, dal maggio 2011 al febbraio 2012, sottrae indebitamente all’amministrata somme e risorse patrimoniali pari circa a €40.000, sottrazione accertata nel maggio 2013 in seguito a denuncia del nipote.

Il Tribunale condanna l’amministratore a 3 anni di reclusione per il reato di peculato.

Viene così nominato un terzo amministratore, che in breve si rivela inadatto al reperimento di liquidità per far fronte alle spese e ai bisogni dell’invalida.

In particolare, l’amministratore era responsabile della messa in vendita di un immobile di proprietà dell’assistita. Nonostante i pareri contrari di un consulente immobiliare contattato dal nipote, la casa viene messa in vendita a un prezzo troppo alto rispetto alla valutazione. Non si riescono così a trovare dei compratori e la casa rimane invenduta, anche in seguito a un successivo ribasso.

Nel mese di aprile 2015 viene licenziata la badante (con autorizzazione del Giudice Tutelare) per mancanza di liquidità.

Durante il suo incarico, il terzo amministratore ha presentato dei rendiconti della gestione non esaustivi, in quanto non riportanti l’ammontare delle liquidità finanziarie dell’invalida, ciò dovuto anche all’inesatto operato dei precedenti amministratori di sostegno.

Nel corso di questo calvario giudiziale, oltre al pessimo operato degli amministratori, emerge un disinteresse dell’organo decidente:

  • omesso il controllo e verifiche sull’operato degli amministratori di sostegno
  • non si è ritenuto di procedere, per la restituzione delle somme indebitamente sottratte dal secondo amministratore di sostegno, nei confronti del Ministero della Giustizia, nonostante quest’ultimo fosse coobbligato in solido con l’amministratore di sostegno per la restituzione delle somme
  • non è stato affrontato, nonostante le richieste, il problema della mancanza di liquidità finanziaria della donna, costretta a indebitarsi con terzi.

Priva della necessaria assistenza e abbandonata a sé stessa l’anziana si lascia andare.

L’odissea della signora termina nel Giugno 2015 con la sua morte.

Il nipote della donna presenta molte denunce che ad oggi non hanno avuto seguito, in quanto i fatti sopra descritti e denunciati non costituirebbero fattispecie penali nei confronti di nessuno (tranne che per il caso del secondo amministratore di sostegno che è stato condannato).

Una triste storia, quella dell’anziana donna, che ha avuto la sfortuna di essere assistita da soggetti incapaci, che hanno operato in malafede, sfruttando la malattia, la solitudine e l’incapacità di agire della vittima.

Vuoi saperne di più sulla figura dell’amministratore di sostegno? Leggi il nostro articolo!

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