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gino girolimoni non era il mostro di roma

Gino Girolimoni, fotografo e mediatore italiano venne ingiustamente accusato di essere l’assassino di un gruppo di bambine nella città di Roma nel periodo 1924-1927. Leggi di più nel nostro articolo!


Gino Girolimoni venne accusato ingiustamente di essere il “Mostro di Roma“, responsabile negli anni venti dello stupro di sette bambine e dell’omicidio di cinque di loro. Nonostante fosse innocente, fu vittima di una campagna mediatica che lo indicò come sicuro responsabile su pressione del regime fascista che voleva accreditarsi come garante dell’ordine.

Successivamente venne scagionato, ma ne ebbe comunque la vita sconvolta.

La Vicenda

Il 31 marzo 1924 è il giorno in cui la vita di Gino Girolimoni inizia a cambiare.

Ancora non lo sa, ma le strade di una brutta storia di violenza porteranno tutte, inspiegabilmente, a lui, facendolo diventare un mostro, senza esserlo mai stato.

Sette bambine sono state rapite e violentate, cinque di loro sono morte. I cittadini sono spaventati e temono possa succedere ancora. Il mostro di Roma dev’essere trovato a tutti i costi.

La pressione dell’opinione pubblica e dei media è tale che le indagini passano in secondo piano e la polizia arresta il primo malcapitato: Gino Girolimoni, fotografo romano di 38 anni.

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nella foto Gino Girolimoni

La sua vita viene passata al microscopio, ogni suo passo studiato e giudicato. La stampa lo crocifigge, gli aneddoti falsi sul suo conto si moltiplicano.

Tutti hanno qualcosa da dire su un uomo che è stato fino, a quel momento al di sopra di ogni sospetto.

Nonostante questo, tutti preferiscono la sicurezza di un giudizio già emesso.

Girolimoni finisce per quattro mesi in isolamento nel carcere di Regina Coeli. Gli inquirenti tentano invano di fargli confessare un crimine mai commesso.

Non ci sono prove concrete che attestino la sua colpevolezza.

È l’8 marzo 1928 quando Gino Girolimoni finalmente torna libero. Il suo nome è diventato però sinonimo di “pedofilo” e, chiunque lo veda, trova in lui ancora un mostro.

Girolimoni vive da precario fino alla fine dei suoi giorni portandosi sempre addosso il sospetto e la condanna degli occhi altrui. Muore nel 1961.

Svolta Nel Caso Girolimoni

La polizia ha però un abile commissario che segue un’altra pista: Giuseppe Dosi (uno dei fondatori dell’Interpol una volta finita la guerra).

Il commissario Dosi durante la detenzione di Girolimoni riapre il caso: analizzando le testimonianze, si rende conto che la descrizione del mostro gli ricorda quella di Ralph Lyonel Brydges, un pastore anglicano alla Holy Trinity Church di via Romagna a Roma fermato successivamente a Capri per aver adescato una bambina.

Il 13 aprile 1928 il commissario incontra il religioso e gli comunica di essere formalmente indagato per gli omicidi avvenuti nella capitale.

Durante una perquisizione nella stanza del pastore, emergono numerosi indizi: un taccuino con annotati i luoghi in cui sono avvenute le sparizioni delle bimbe e dei fazzoletti di lino bianco, simili a quelli usati negli strangolamenti.

Il reverendo viene sottoposto a una perizia psichiatrica che ne stabilisce la compatibilità con gli atti del mostro. Però non parla bene italiano ed è più anziano dell’uomo descritto dai testimoni.

Mussolini decide dunque di liberarlo, anche a causa delle pressioni della chiesa anglicana.

Ad oggi, il “mostro di Roma” è ancora ufficialmente senza nome.

Film Ispirato Alla Storia

La storia di Gino Girolimoni ha ispirato il regista Damiano Damiani dando origine al film del 1972 con Nino Manfredi, uno degli attori simbolo del cinema italiano.


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