Nel 1994 Gaetano Murana è un netturbino di 51 anni, accusato dal pentito Vincenzo Scarantino di aver avuto un ruolo chiave nell’omicidio di Paolo Borsellino. Assolto nel 2011, Murana ha trascorso quasi 18 anni da innocente in carcere.
In questo articolo parleremo della storia di Gaetano Murana, vittima di malagiustizia.
La Vicenda
Era la sera del 17 luglio 1994, quando Gaetano Murana e la moglie Antonella guardavano in televisione la finale dei mondiali Italia-Brasile.
Alla fine del primo tempo, il Tg5 trasmette la notizia secondo cui «Vincenzo Scarantino, piccolo mafioso di Palermo, ha reso piena confessione e si è autoaccusato della strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta».
Scarantino è un cognome che risulta familiare al netturbino palermitano. Vincenzo Scarantino è il suo vicino di casa con il quale, però, non ha mai avuto nessun tipo di rapporto. Appresa la notizia e amareggiato per la sconfitta dell’Italia, Murana va a dormire, non sapendo cosa l’avrebbe aspettato il giorno dopo.
La mattina presto esce di casa per recarsi all’Amia, nettezza urbana di Palermo. Mentre percorre centro metri in senso vietato, incontra una pattuglia dei carabinieri. Qualche istante dopo, a sirene spiegate, sopraggiungono altre pattuglie della squadra mobile della questura.
Il 18 luglio 1994 Gaetano Murana è stato arrestato con l’accusa di aver fatto da staffetta, in motorino, la mattina del 19 luglio 1992, alla Fiat 126 imbottita di tritolo della strage di via D’Amelio. Da quel giorno la sua vita è cambiata per sempre! Murana trascorrerà 18 anni da innocente in carcere.
Il Processo
Il netturbino, consapevole di essere totalmente estraneo ai fatti, pensò a uno scambio di persona e dunque a un’imminente liberazione. In realtà, Gaetano, detto Tanino, Murana scontò 18 lunghi anni da innocente al 41 bis, il cosiddetto carcere duro.
“Arrivato in questura, i poliziotti iniziarono a picchiarmi e a darmele di santa ragione fino a farmi svenire. Mi hanno massacrato di botte. Io chiedevo loro il perché, ma arrivavano solo sputi e calci. E c’era anche una donna tra loro.
Mi diede un calcio alla schiena che mi stese e mi sputò addosso. Io ero a terra, rantolavo. Poi mi sbatterono in camera di sicurezza”, racconta Murana.
I magistrati non avevano nessun dubbio; Murana era coinvolto nella morte del giudice Paolo Borsellino. Ha trascorso 18 anni, da innocente, in carcere in cui è stato continuamente vessato e accusato ingiustamente. “Mettevano vermi, scarafaggi e preservativi usati nel mio cibo”, afferma il netturbino.
Sentenza e Assoluzione
Nel 1999 Murana è stato assolto per il reato di strage in primo grado e venne scarcerato in attesa del processo d’appello per associazione mafiosa, ma l’Appello e la Cassazione lo condannarono.
“Eppure si vedeva che il processo era falso, si vedeva… Non sono mai stato messo a confronto con Scarantino. Che poi ha ritrattato dicendo che mi aveva accusato perché gli ero antipatico e non gli davo confidenza”, conclude Murana.
Nel 2017, la procura generale di Caltanissetta ha chiesto il processo di revisione, che si è svolto a Catania. A consentire il nuovo giudizio sono state le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, che ha riscritto tutta la fase esecutiva della strage sbugiardando il falso pentito Vincenzo Scarantino.
Il 27 ottobre 2011, Gaetano Murana viene finalmente assolto da ogni accusa. Negli anni successivi, arrivarono anche le scuse di Scarantino che Murana accettò. Il caso Gaetano Murana rappresenta un esempio di malagiustizia italiana.
Murana è una delle tante, purtroppo, vittime di malagiustizia. E’ un padre che non ha visto crescere il proprio figlio, la moglie gravemente malata e ad oggi vive con una pensione di appena 800 euro. Ha vissuto un incubo durato quasi 18 anni da innocente; la malagiustizia ha divorato la sua vita.
“La mia vita è finita se l’è mangiata la giustizia. La mia vita si è spenta il giorno in cui sono stato arrestato”, conclude Murana. Su Adrakonos trovi l’intervista completa a Gaetano Murana.
Se ti ha colpito questa vicenda giudiziaria, ti segnaliamo l’intervista a Ciro Rossi, anch’egli vittima di malagiustizia.