0 Condivisioni

L'Intercettato Finisce Nel Girone Dei Colpevoli

L’Italia scende un ulteriore gradino in un’ipotetica classifica della qualità degli Stati di diritto.

Dal Corriere della Sera del 3 marzo 2014 – di Pierluigi Battista

“L’intercettato viene trattato come un «indagato» a sua volta maltrattato come «colpevole» anche in mancanza di una condanna definitiva della magistratura. L’Italia scende un ulteriore gradino in un’ipotetica classifica della qualità degli Stati di diritto. E la chiamavano la «culla del diritto».”

L’«intercettato» finisce nel girone dei colpevoli.

Adesso al Fatto Quotidiano hanno coniato l’etichetta infamante: «intercettato». Fino a poco tempo fa, per additare al pubblico ludibrio qualcuno non ancora condannato da una sentenza definitiva, e dunque (purtroppo, dicono i forcaioli seriali) secondo dettato costituzionale da considerarsi «innocente» a tutti gli effetti, si adoperavano arbitrariamente termini come: «indagato, «inquisito», «iscritto nel registro degli indagati» (e dove, altrimenti?), addirittura «imputato» se il reprobo, superata la fase delle indagini, riusciva addirittura a godere del privilegio di un processo con diritto di difesa almeno sulla carta garantito. Adesso si fa un passo Indietro, mentre lo Stato dl diritto sprofonda nel baratro, e persino l’«intercettato» non indagato, ma semplicemente entrato nel vortice delle intercettazioni cosiddette a strascico, viene incluso nel girone degli appestati. Ora, è del tutto indifferente chi sia l’«intercettato» in questione: potrebbe essere anche un pericoloso criminale, sempre che un processo riuscisse a provarlo in modo fondato.E’ anche indifferente stabilire, visto che si sta parlando di un neo sottosegretario del governo Renzi, se il criterio dell’opportunità politica non avrebbe dovuto suggerire una certa prudenza nelle nomine. Può darsi che sia così, ma non è questo il punto.

Il punto è la desolante deriva antigarantista del discorso pubblico, della sensibilità comune, degli usi lessicali correnti. Dare dell’«intercettato» a qualcuno, per condannarlo in via preventiva e non semplice, mentre per descrivere un dato di fatto, e semplicemente un obbrobrio. La desolante Già era un obbrobrio che si dessero in pasto all’opinione deriva pubblica intercettazioni diretta-antigarantista di non indagati, con il sotterfugio della pubblicazione di una del discorso quantità smisurata di “allegati” pubblici alla portata di tutti, e senza più il vincolo del segreto investigativo. Già rappresentava uno strappo violento all’articolo 15 della Costituzione la violazione di ogni comunicazione privata. Già sembravo un crollo del rispetto per le persone l’abuso di un’altra categoria impropria come «coinvolto» (salvo scrivere anni dopo, con . certo rammarico e anche una certa stizza, «coinvolto ma poi assolto»).

Già una soglia di tutela della sfera privata delle persone è stata travolta con la pubblicazione sui giornali di registrazioni tele-foniche totalmente private (poi usate da privati per consumare una vendetta privata) e nemmeno salite al rango di «atti giudiziario, come è accaduto recentemente ai danni del sindaco di Napoli Luigi De Magistris e dell’ex ministro Nunzia De Girolamo. Adesso la beffa: l’intercettato viene trattato come un «indagato» a sua volta maltrattato come «colpevole» anche in mancanza di una condanna definitiva della magistratura. L’Italia scende un ulteriore gradino in un’ipotetica classifica della qualità degli Stati di diritto. Nel linguaggio pubblico siamo molto al di qua dell’ Habeas corpus. E la chiamavano la «culla del diritto».

0 Condivisioni
Share
Share
Tweet
WhatsApp