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Magistrati, La Fiducia È Ai Minimi Storici: 35% | aivm.it

Sull’edizione del 22 giugno del Corriere della Sera, è presente un articolo a firma di Nando Pagnoncelli riguardo la fiducia degli italiani nei confronti della Magistratura.

I dati sono stati raccolti dopo lo scandalo Palamara, il quale ha influito in maniera rilevante sul pensiero degli italiani.


Dal “Corriere della Sera”, a cura di Nando Pagnoncelli.

Il 55% degli italiani non crede nei giudici. Tale indice di autorevolezza è il più basso di sempre.

Le opinioni dei cittadini nei confronti della magistratura sono profondamente cambiate negli ultimi anni.

Come tutte le istituzioni di garanzia (Presidenza della Repubblica, Eesercito, Forze dell’Ordine), anche la magistratura ha per lungo tempo beneficiato di grande fiducia.

Il consenso toccò picchi elevati quando, negli “Anni di Piombo“, i terroristi e la Mafia uccisero diversi magistrati.

Successivamente, tale indice registrò un’altra impennata in seguito allo scandalo di Tangentopoli, nel quale i magistrati vennero considerati veri e propri eroi popolari nella lotta contro le malefatte dei politici.

Negli ultimi 25 anni, le vicende giudiziarie che coinvolsero Berlusconi radicalizzarono le posizioni: la magistratura quindi veniva vituperata dai supporter del Cavaliere, che l’accusavano di essere politicizzata, o esaltata dai suoi detrattori di esso.

Non a caso negli ultimi anni, segnati dal declino politico di Berlusconi, cambiano i criteri di valutazione sulla magistratura.

Questi paiono, infatti, più influenzati dal funzionamento del sistema giudiziario, afflitto da tempi lunghissimi, e da provvedimenti e sentenze giudicate discutibili.

Ampia Risonanza

Oggi, a seguito della vicenda Palamara-CSM, il consenso per la magistratura segna un’ulteriore contrazione: solo un italiano su tre (35%) dichiara di aver fiducia, mentre il 55% non ne ha.

L’indice di fiducia, calcolato escludendo coloro che non esprimono un giudizio, si attesta a 39, il valore più basso di sempre, in flessione di 8 punti rispetto allo scorso anno e di ben 30 rispetto al picco più elevato raggiunto nel 2011.

Quell’anno, infatti, apice della crisi economica e politica che portarono all’avvento del governo tecnico di Mario Monti, gli italiani, disillusi rispetto ai partiti, riponevano le loro speranze nelle istituzioni di garanzia.

L’attuale indice di fiducia è molto basso tra gli elettori di tutti i partiti – Lega (26,) M5S (33), opposizione di centrodestra (35) – con l’eccezione dei dem (61).

L’inchiesta giudiziaria che vede coinvolti alcuni membri del CSM, ha avuto un’ampia risonanza ed è stata seguita con attenzione dal 26% dei cittadini, a cui si aggiunge il 52% che ne ha sentito parlare, quindi solo il 22% ignora il tema.

Tra coloro che conoscono l’inchiesta (78%), la stragrande maggioranza (61%) ritiene si tratti di un vero e proprio scandalo che potrà minare l’onorabilità e la credibilità della magistratura.

Un’esigua minoranza (17%), invece, tende a ridimensionare la portata della vicenda.

L’atteggiamento, allo stesso tempo severo e allarmato, è molto omogeneo tra i diversi elettorati, a conferma dello sconcerto suscitato.

Danno reputazionale

Da ultimo, il sondaggio ha considerato le reazioni alle dimissioni del presidente dell’ANM Pasquale Grasso, sostituito da Luca Poniz.

Secondo il 34% di chi ha seguito la vicenda, questo avvicendamento evidenzia il desiderio dei magistrati di reagire, il 25% si mostra scettico, ma la maggioranza relativa (41%) non si è fatta un’opinione.

Insomma, l’inchiesta ha messo a nudo profonde divisioni all’interno della magistratura, metodi opachi di assegnazione degli incarichi e una prossimità al mondo politico giudicata riprovevole, perché mina alla base il concetto di autonomia dei giudici.

Si profila dunque il rischio assai serio di un danno reputazionale che investe l’intera magistratura compromettendo la sua credibilità.

Non stupisce quindi la dura presa di posizione del procuratore di Milano, Francesco Greco, che ha preso le distanze dalla vicenda parlando di “logiche romane che hanno lasciato sconcertati e umiliati”.

Resta il dubbio che, in futuro, una qualsiasi inchiesta o sentenza che coinvolga uno o più politici possa essere screditata e considerata dall’opinione pubblica come una indebita competizione, finalizzata unicamente alla gestione del potere.

Sarebbe un colpo ferale allo Stato di diritto.

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