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AIVM - Le vittime di malagiustizia sono i nuovi poveri | aivm.it

Riportiamo le interessanti opinioni, espresse nell’articolo del blog VoceLibera, di Claudio Bottan.

“Clandestini in patria” spesso hanno perso tutto, inclusa la dignità, a causa di errori e del tardivo riconoscimento dei propri diritti da parte della giustizia

di Claudio Bottan – VoceLibera

Quando una persona viene colpita da un caso di malagiustizia, in Italia rimane segnata a vita. Nessuno si occupa delle conseguenze di una condanna, di una carcerazione o di un sequestro preventivo inflitti a un innocente. A volte è sufficiente un solo avviso di garanzia per distruggere carriera, famiglia e relazioni sociali. Chi si è ritrovato sbattuto in prima pagina, prima del giudizio penale ha già subito la condanna subdola del comune senso della giustizia mediatica. Una mostruosità che stritola tra i propri ingranaggi migliaia di persone ogni anno. Queste persone si trovano a vivere in condizioni di estremo disagio, nel totale disinteresse della collettività. Alle vittime di errori giudiziari si sono aggiunte, complice la crisi economica, categorie come imprenditori e liberi professionisti. Spesso chiudono l’attività per debiti con le banche e con Equitalia per contributi non versati. Molti li ritroviamo in fila alla Caritas e il loro numero sta crescendo, ce lo confermano dal Banco Alimentare che settimanalmente fornisce “il pacco” di generi alimentari. Per reinserirsi nella società non hanno alternative al lavoro nero, non potendo ottenere alcun prestito dal circuito bancario essendo, inoltre, segnalati al Centro rischi della Banca d’Italia e le persone fisiche al Crif, il sistema di informazioni creditizie. E c’è sempre in agguato la soluzione facile, a portata di mano e spesso “suggerita” di rivolgersi agli strozzini. L’inizio della fine, una strada che porta dritta all’ultimo scalino verso l’inferno. Gli amici non sempre danno ascolto alla ragione, e gradualmente il malcapitato di turno viene emarginato come un appestato: è più facile cadere nei luoghi comuni, “in fin dei conti, qualcosa l’avrà pur combinata” ed eclissarsi.

«Siamo noi i nuovi poveri» dice Mario Caizzone a nome dell’Associazione italiana vittime di malagiustizia, <<clandestini in patria, categoria di invisibili>>. L’ha vissuta in prima persona il presidente di AIVM:  ci ha messo ventidue anni per dimostrare la sua innocenza e ottenere finalmente il certificato penale pulito con cui ha potuto ricominciare a vivere. Tuttavia non sono state rabbia e risentimento a motivare l’avvio dell’associazione a tutela delle vittime di malagiustizia, lo si capisce dall’entusiasmo che Mario ha saputo trasmettere ai ragazzi che lo circondano, molti dei quali laureati e preparati professionalmente. Il problema malagiustizia non lo conosce nessuno. I mezzi di informazione si occupano solo dei casi che riguardano sempre dei soliti noti che fanno clamore, dimenticando totalmente la dimensione del fenomeno. Nell’immaginario comune vicende come quella di Caizzone sembra siano dovute al destino crudele, alla sfortuna di avere incontrato persone non proprio per bene, casi veramente rari. Invece no, non è così. Sono migliaia le storie raccontate nel sito dell’associazione, migliaia di drammi che nessuno nota perché riguardano cittadini qualunque.

E il risarcimento da parte dello Stato per i cittadini che vengono riconosciuti innocenti? «A chi prende contatto con l’associazione spieghiamo di non fare troppo affidamento sul risarcimento statale. Chi riesce a ottenerlo, e i casi sono rarissimi, è perché era in grado di pagarsi un buon avvocato». Ma si tratta di casi molto circoscritti. Che danno vita a cause complicatissime e incerte, quasi sempre destinate a infrangersi contro il muro di gomma dell’amministrazione giudiziaria». <<Altri si arrendono prima: perché non hanno soldi per pagare gli avvocati, perché nessuno li sostiene, perché in alcuni casi la burocrazia dei tribunali è un mostro che ti uccide>>. <<Ogni giorno, nelle aule di qualche tribunale civile d’Italia, ci sono giudici che devono decidere se un cittadino abbia diritto a essere risarcito per la lentezza di altri giudici. Ma nello stesso giorno, nelle aule dei tribunali amministrativi regionali, altri giudici processano l’amministrazione dello Stato, colpevole di non aver pagato ad altri cittadini un risarcimento che un giudice civile aveva già riconosciuto fosse dovuto>>. Ecco, questa è giustizia malata, malagiustizia. È l’assenza di certezza del diritto.

Ma AIVM non si erge a giudice dei giudici o degli avvocati. La mission, anzi, la “missione Francescana” come amano definirla i volontari dell’associazione, è propositiva; finalizzata al miglioramento delle prassi ed al superamento degli ostacoli che impediscono il corretto funzionamento degli apparati burocratici, principalmente attraverso l’attività dell’osservatorio che si alimenta quotidianamente di casi concreti. Pertanto non solo critiche ma ascolto, aiuto ed elaborazione di informazioni, suggerimenti e proposte migliorative rivolte agli organi competenti. Confidando nell’ascolto.    

VoceLibera

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