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Ormai trentasei anni fa, Enzo Tortora fu al centro di uno dei più clamorosi casi di malagiustizia mai avvenuti durante la Prima Repubblica in Italia.


È venerdì 17 giugno del 1983 quando Enzo Tortora viene svegliato nel cuore della notte dagli agenti dell’arma dei Carabinieri di Roma ed arrestato.

L’accusa a suo carico è quella di traffico di stupefacenti ed associazione mafiosa di stampo camorristico.

È l’inizio di un maxi processo che durerà più di tre anni.

Tutto questo costerà al conduttore un’ingiusta detenzione in carcere e gli arresti domiciliari per oltre sette mesi.

Il risalto mediatico che venne dato alla vicenda, contribuì in maniera decisiva ad aumentare la consapevolezza dei comuni cittadini nei confronti di fenomeni di malagiustizia.

Enzo Tortora: il Personaggio

Enzo Claudio Marcello Tortora nasce a Genova il 30 novembre 1928 da genitori di origini napoletane.

Sin dalla tenera età, manifesta un grande interesse verso il mondo dello spettacolo, partecipando attivamente come autore di testi per una compagnia teatrale genovese.

La sua carriera subisce una svolta negli anni cinquanta, quando, appena laureatosi, entra a far parte della RAI.

La sua esperienza lavorativa inizia alle dipendenze di grandi personalità della radiofonia italiana dell’epoca, tra i quali vanno ricordati Piero Angela e Vittorio Veltroni.

Il passaggio al mezzo televisivo avviene nel 1956.

L’anno seguente condurrà il programma Voci e volti della fortuna, in seguito amatissimo da tutto il pubblico italiano con il nome di Canzonissima.

È solo l’inizio di un fortunata serie di esperienze alla conduzione di programmi di successo: Giochi senza frontiere, il Festival di Sanremo, La Domenica Sportiva e l’indimenticabile Portobello.

Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora a "Sabato Sera" nel 1967 | aivm.it
Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora a “Sabato Sera” nel 1967

Enzo Tortora, che da anni lottava contro il grave tumore polmonare che lo aveva colpito, morì il 18 maggio 1988 all’età di 59 anni.

I funerali si svolsero nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano al cospetto di parenti, amici e molte altre personalità appartenenti al mondo della politica e dello spettacolo.

Le False Accuse e l’Arresto

L’indagine che diede inizio a tutta la vicenda, fu il risultato della maxi inchiesta indetta dal Procuratore Capo di Napoli Francesco Cedrangolo.

Obiettivo principale era lo smantellamento dell’organizzazione criminale Nuova Camorra Organizzata.

L’operazione portò all’arresto di 856 persone in tutta la penisola italiana, sospettate di avere un coinvolgimento con il gruppo camorristico guidato dal boss Raffaele Cutolo.

Furono proprio alcuni degli arrestati a fornire il nome di Enzo Tortora alle autorità.

Diverse furono le testimonianze che indicarono il conduttore come personaggio strettamente collegato all’associazione mafiosa e dedito al traffico di stupefacenti.

Oltre alle varie dichiarazioni rilasciate dagli indagati, l’accusa principale si fondava su di una presunta prova oggettiva consistente nel ritrovamento di un’agenda di proprietà di un affiliato, sulla quale appariva il nome del presentatore.

Sulla base di questi elementi, la Procura di Napoli ritenne che ci fossero le basi necessarie per procedere all’arresto di Tortora, che avvenne il 17 giugno del 1983.

Il Processo e l’Assoluzione

Il processo nei confronti del conduttore nel 1985, due anni dopo il suo arresto, si concluse con la sentenza di condanna a dieci anni di carcere.

I procuratori e gli altri esponenti dell’accusa non avevano alcun dubbio riguardo alla colpevolezza dell’imputato, a tal punto da apostrofarlo pubblicamente durante la causa come camorrista e mercante di morte.

enzo totora uomo sfido malagiustizia aivm arresto
enzo totora uomo sfido malagiustizia aivm arresto

Tuttavia, fuori dalle aule del processo, l’opinione pubblica era decisamente combattuta e divisa sul caso.

Il fatto che in passato Tortora avesse collaborato anche nel mondo dell’informazione giornalistica, portò diversi professionisti della carta stampata ad approfondire il caso.

A tal proposito fu decisivo l’intervento del famoso giornalista Enzo Biagi.

Questi, si espose in prima persona a favore di Tortora scrivendo un’accorata lettera aperta indirizzata all’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Iniziò così una graduale rivalutazione della vicenda, che portò infine alla decisione da parte dei giudici di rivedere nello specifico tutti gli elementi che portarono all’arresto del presentatore.

Le ulteriori indagini svelarono definitivamente le incongruenze tra le varie dichiarazioni fornite dai collaboratori di giustizia.

Tutte le accuse mosse nei confronti di Enzo Tortora si rivelarono prive di fondamento ed unicamente rilasciate dagli imputati per ottenere sconti sulle pene o addirittura benefici in termini di pubblicità ed immagine.

Il 15 settembre 1986 Enzo Tortora fu assolto con formula piena dalla Corte d’appello di Napoli e venne fatta definitivamente cadere ogni accusa nei suoi confronti.

Risvolti Mediatici e Conseguenze Del Caso Enzo Tortora

Sarebbe riduttivo affermare che il processo Enzo Tortora fece scuola in materia di malagiustizia in Italia.

Basti pensare che nello stesso anno venne indetto un referendum in tutta Italia che abrogò l’esclusione della responsabilità civile dei magistrati in caso di errori giudiziari .

Sulla spinta del clamore mediatico sollevato dalla vicenda del presentatore televisivo, nello stesso anno il Parlamento promulgò la Legge Vassalli.

Questa prevedeva la possibilità per le vittime di errori giudiziari di fare richiesta per un risarcimento direttamente allo Stato italiano.

Enzo Tortora passò il resto della sua vita a sensibilizzare l’opinione pubblica e combattere il fenomeno della malagiustizia.

L’ingresso nel Partito Radicale Italiano come parlamentare europeo, gli permise di esercitare una notevole influenza sulle istituzioni in merito alla questione e si schierò in prima linea più volte a favore delle vittime.

Le spoglie del conduttore riposano nel cimitero Monumentale di Milano.

Per volontà dello stesso Enzo Tortora, le sue ceneri sono sepolte con una copia del libro la Storia della colonna infame di Alessandro Manzoni, una delle primissime opere italiane che tratta di un caso di giustizia errata.

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