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AIVM vi propone un caso emblematico dei danni psicologici e morali che la malagiustizia può causare nelle vite di chi la subisce.

Il sig. L si è trovato a dover far fronte alla malafede e alla negligenza di due avvocati a cui si era precedentemente rivolto. Il suo iter giudiziario è iniziato più di quattro anni fa e tuttora non ci sono accenni di possibile risoluzione per porre fine a quest’esasperante esperienza.

Il sig. L si è costituito parte civile nel maggio 2013 quando si è trovato a dover sporgere denuncia contro il primo avvocato accusato di infedele patrocinio.

L’avvocato infatti nella precedente vicenda giudiziaria gli aveva nascosto dei provvedimenti importanti impedendogli così di poter proporre ricorso in Corte d’Appello. Violazioni palesi nei confronti del sig. L che lo hanno perciò spinto ad un’immediata denuncia nei confronti del legale e ad assumere per questo motivo un secondo professionista.

Il secondo avvocato tuttavia abbandona L a processo in atto, senza provvedere alla nomina di un sostituto.  Ciò fa sì che il sig. L, esasperato dalle circostanze e per far fronte alla sentenza di assoluzione del primo avvocato, si ritrova a scrivere il ricorso per impugnare tale atto in Corte d’Appello nonostante sia obbligatoria l’assistenza del legale.

La Corte d’Appello, come era prevedibile, rigetta il ricorso di L adducendo come motivo principale il fatto che non fosse munito di un avvocato a tutela dei propri interessi.

A questo punto L decide di sporgere denuncia per infedele patrocinio anche contro il secondo avvocato, ma non riesce a trovare un legale disposto ad assumersi l’onere di rappresentarlo in sede processuale.

L’iter giudiziario di questa persona dura ormai da più di quattro anni e ha condizionato in modo estremamente grave la sua vita.

L’associazione vede ogni giorno casi come quello del sig. L, ma quanti altri ne esistono?

 

 

 

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